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Pandemia e psicologia, l’impatto dell’isolamento sul benessere mentale

Virgilio Renzetti, Gennaio 3, 2025

Nel giro di pochissime settimane, l'arrivo della pandemia da Covid-19 ha sconvolto le vite di miliardi di persone, cambiandole radicalmente da un giorno all'altro senza che ce ne si potesse rendere conto.
Se da un lato i governi delle nazioni più colpite hanno varato una serie di soluzioni per limitare quanto più possibile i contagi e diminuire la pressione che si era formata sul sistema ospedaliero, dall'altro la pandemia ha purtroppo scatenato molteplici effetti a cascata sulla psiche di molte persone, specie sui ragazzi e sui soggetti più vulnerabili.
A preoccupare gli esperti sono stati i numerosi danni psicologici che la pandemia e il lockdown hanno fatto insorgere, spesso a causa dell'incertezza economica che ne è derivata o dalla solitudine sofferta durante quel difficilissimo periodo di isolamento.
Concretamente, che impatto ha avuto il lockdown sul benessere mentale della popolazione mondiale?
Esaminiamo alcune problematiche psicologiche insorte nelle prossime righe!

Problemi familiari e nella sfera lavorativa

Senza dubbio, è risaputo che il benessere mentale di una determinata persona non è solo condizionato dalla sua salute generale, ma anche dal verificarsi di una serie di eventi capaci di influenzarne lo stile di vita.
Ad esempio, godere di una certa situazione economica salda, di un lavoro a tempo pieno che soddisfa e permette di vivere, nonché di una rete sociale ampia e profonda è fondamentale perché la propria psiche sia forte e sana.
È proprio in questi aspetti che l'isolamento durante il periodo pandemico ha colpito molto forte: secondo uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze Biomediche della Humanitas University, la pandemia ha condizionato la sfera psicologica ed emozionale delle persone in modo netto.
Su 2400 individui presi in considerazione, circa il 21% ha dichiarato di aver notato peggioramenti nel rapporto con il proprio coniuge o con i propri figli; non solo, il 50% ha rivelato di sentire un incremento della fatica al termine delle normali attività lavorative della giornata, mentre il 70% degli studenti intervistati ha ammesso di soffrire spesso di cali di concentrazione nello studio.

La corsa ai farmaci post-isolamento

Stando allo studio riportato sopra, il 14% dei soggetti intervistati ha dichiarato di aver iniziato ad assumere regolarmente farmaci ansiolitici o sonniferi, mentre il 10% ha fatto ricorso agli antidepressivi.
Il 19% di coloro che già assumevano tali prodotti terapeutici prima che la pandemia iniziasse ha aumentato il dosaggio post-lockdown riportando di soffrire di sintomi ansiosi significativi in grado di interferire con le normali attività quotidiane.
I dati non finiscono qui: il 10% degli intervistati ha avuto almeno un attacco di panico al mese senza che lo avesse mai sperimentato prima, mentre il 20% ha dichiarato di soffrire di PTSD (Disturbo post-traumatico da stress) a causa di esperienze connesse alla pandemia.
Infine, il 28% dei soggetti ha lamentato sintomi ossessivo-compulsivi particolarmente disturbanti che ormai sembrano aver lasciato un segno indelebile sulla loro salute mentale.

I giovani i soggetti più colpiti

Dallo studio è emerso che i giovani sono senza dubbio la fascia più colpita dai problemi di natura psichica derivanti dall'isolamento durante la pandemia.
La chiusura delle scuole con conseguente passaggio alla didattica a distanza, nonché la mancanza di socializzazione che fino a quel momento aveva sempre rappresentato una parte molto importante dell'andare a scuola, ha avuto gravi ripercussioni sul benessere mentale dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani adulti.
Nell'anno post-pandemia, il 2022, circa il 50% dei giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 25 anni ha dichiarato di soffrire regolarmente di disturbi d'ansia, depressione e stress a seguito del lockdown.
Secondo l'OMS, a livello planetario sono circa 1 miliardo le persone affette da questi problemi, il 15% delle quali è nel periodo adolescenziale.
Gli adolescenti e gli under 25 continuano ancora oggi ad essere i soggetti più vulnerabili: questo è fin troppo evidente dall'impennata di diagnosi connesse all'ansia e alla depressione causate dalla restrizione alla libertà, all'incertezza sul futuro e alla sensazione di smarrimento e impotenza, le quali potrebbero avere conseguenze anche a lungo termine.
C'è anche da dire che questo clima di disagio è stato anche alimentato dall'impreparazione delle istituzioni sanitarie, le quali si sono trovate improvvisamente a fare i conti con una situazione molto difficile che ha fatto emergere la necessità di integrare servizi di supporto psicologico nelle scuole per sopperire ai bisogni degli adolescenti.

In conclusione, i durissimi mesi di lockdown che ognuno di noi ha trascorso circa 4 anni fa ha lasciato segni piuttosto profondi sulla psiche.
Questo però non vuol dire che si è impotenti: rivolgersi agli esperti e avvalersi dei loro servizi di supporto psicologico è più che mai cruciale per tornare a godere di un certo benessere mentale il prima possibile!

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