Anoressia e bulimia sono due differenti disturbi che rientrano all’interno dell’ampio gruppo dei disturbi alimentari. È però errato sovrapporre queste due problematiche perché ciascuna presenta tratti specifici. Il 15 marzo è la giornata nazionale del fiocchetto lilla, volta a sensibilizzare su questo argomento, e ogni anno vengono promulgate le stime più recenti in relazione a queste patologie. Oltre ad una crescita continua in termini assoluti (sono 3,6 milioni gli italiani colpiti), deve far ancora più riflettere l’età di insorgenza, che si abbassa sempre più. Circa il 20% del totale è al di sotto dei 14 anni, con numerosi casi già a partire dagli 8 anni d’età.
A questi numeri sempre più drammatici fa da contraltare una rete assistenziale ancora largamente incompleta. Esistono disseminate sul territorio strutture in cui si ritrovano psicologi, psichiatri, infermieri ed altre figure assistenziali, ma la stragrande maggioranza di questi centri si trova nelle regioni del Nord Italia. In questi casi la tempestività è tutto: l’insorgenza dei segnali legati ad un disturbo del comportamento alimentare non devono essere sottovalutati e richiederebbero fin da subito un supporto, prima di tutto psicologico. Sono sempre di più i professionisti del settore che scelgono di specializzarsi e sono nate in ambito accademico diversi percorsi per prepararsi in maniera approfondita: un master sui disturbi alimentari ad esempio può essere senza dubbio cruciale per avere a disposizione ancora più strumenti rivolti al supporto della persona affetta da questa problematica. In molti casi si tratta di specializzazioni che possono essere acquisite anche una volta terminato il canonico percorso universitario, sia che si tratti di atenei tradizionali che di istituti online come Unicusano.
Difficile fare un quadro esaustivo delle cause perché rimandano necessariamente alla società di cui si è parte. È evidente come questa non sia l’unico fattore scatenante ma è indubbiamente parte del problema, con standard di magrezza spesso irrealistici ma presentati come la normalità. A fattori socioculturali si legano necessariamente fattori di tipo psicologico, in questo caso strettamente personali a seconda dell’individuo. Tra le più comuni si ritrova una bassa autostima accompagnata da un marcato livello di insicurezza, oltre che a disturbi d’ansia o di depressione, che spesso sono insieme causa e conseguenza dei DCA, i disturbi del comportamento alimentare.
Anoressia
Letteralmente il termine significa “mancanza di appetito” ma si lega ad un disturbo patologico connesso ad un rifiuto dell’alimentazione. La sua riduzione, fin spesso alla completa interruzione, porta ad una perdita pari all’85% di quello che dovrebbe essere il peso normale della persona (calcolato in base all’età, al sesso e all’altezza), ovviamente nei casi più gravi. Non vi è però unanimità sulla definizione della percentuale da cui si può parlare di anoressia. Tra le complicanze mediche più rilevanti, oltre ovviamente ad uno stato marcato di denutrizione, vi è una fragilità ossea conclamata e problemi cardiovascolari.
Bulimia
Il disturbo bulimico è dato dall’alternarsi di voracità e digiuno, oltre che induzione al vomito dopo l’abbuffata. La popolazione femminile risulta essere la più colpita, con particolare concentrazione nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 25 anni. Le possibili complicazioni sono numerose: al primo posto si menzionano spesso la disidratazione e le erosioni dentali a causa del ricorrente passaggio del vomito, a cui si aggiungono problemi legati al tratto digestivo. Anche in questo caso si possono riscontrare disturbi cardiaci oltre ad un’assenza del ciclo mestruale.